Questa cronaca è dedicata a un grande architetto: un professionista concreto che mirava a trasformare i sogni disegnati sulla carta in “oggetti duri come la pietra”. Dovendo racchiudere in una sola parola tutta la sua produzione architettonica quella è senza dubbio “essenzialità”; la stessa che ritroviamo sia negli impianti generali sia nel disegno dei dettagli e nella scelta dei materiali curati fin nei minimi particolari.
Se avevi la fortuna di seguire i suoi corsi di Progettazione a Valle Giulia, restavi ammaliato da quella pragmaticita' tipica dei maestri che si realizzano solo con “il fare”; ogni suo bellissimo disegno era un mezzo per indagare lo spazio, la componente materica e il dettaglio.
Ascoltandolo si riusciva a percepire quel rigore capace di indirizzare verso quell’essenzialità che si otteneva sacrificando e sottraendo piuttosto che aggiungendo ed enfatizzando.
L'opera, tra le tante, che illumina e ci aiuta a capire il suo mondo è la palazzina costruita a Roma in Via dei Colli della Farnesina; in un periodo in cui si realizzarono a Roma migliaia di palazzine, Lui riuscì a metterne a punto un suo personale tipo.
Ci riuscì costruendo un telaio strutturale composto da pilastri secondari a “C” e da pilastri a “T” capaci di sostenere alte travi lunghe 30 metri, che segnavano, a destra e a sinistra del nocciolo centrale di collegamento verticale, due fasce libere per lo spazio giorno e lo spazio notte. All’essenzialità di questa struttura si contrapponeva la ricchezza dello spazio interno che, liberato dalla struttura, appariva fluido e dinamico. Dopo averlo studiato a lungo sulla carta, un paio di anni fa sono riuscito a entrare in uno di questi alloggi e sono rimasto a bocca aperta………Francesco Berarducci era riuscito a concepire una “villa urbana” dove molti altri avrebbero concepito solo banali appartamenti.
Berarducci lo avevo scelto come relatore della mia tesi di laurea; morì, nel 1992, qualche mese prima della discussione……….