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2018

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Mercoledì, 28 Marzo 2018 09:30

FEBBRAIO 1968

Nel 1967 si assegnarono i premi In/Arch Finsider per idee architettoniche riguardanti la progettazione di strutture abitative in acciaio: a vincerlo fu il gruppo dell'architetto Giuseppe Perugini.
Questo geniale architetto, capace di grandi ricerche e di altrettante fantastiche realizzazioni, concepì un semplice “telaio spaziale” costituito da due elementi orizzontali e da due elementi verticali opportunamente collegati tra di loro; lo spessore di questo telaio era di 60 cm mentre l’altezza variava tra i 240 cm, i 300 cm e i 480 cm.
Questo elemento completo di impianti, infissi e rifiniture, una volta assemblato, forniva una soluzione pronta per essere abitata.
Modulando questi elementi e disponendoli nelle diverse posizioni si poteva ottenere una vasta gamma di combinazioni sia sul piano verticale sia orizzontale.
La grande innovazione di questa ricerca fu di non permettere la semplice produzione di case prefabbricate (cosa che negli anni sessanta era esercizio molto inflazionato) ma quella di consentire la produzione di singoli elementi da combinare. L’intento era di creare quell’industrializzazione aperta, legata più alle esigenze degli utenti finali che a soluzioni predefinite calate dall’alto.
Le infinite soluzioni che si potevano generare e la totale versatilità della ricerca colpì la giuria del concorso, che riconobbe in quel progetto un’originalità capace di superare il monolitismo dogmatico di esperienze coeve. Particolarmente apprezzata, fu anche la scelta di intendere la cellula abitativa come una matrice di organismi in continua crescita.
Questo progetto non ebbe lo sviluppo che meritava ma Perugini continuò caparbiamente la sua ricerca.
Attraverso l'affascinante progetto della casa di Fregene, concepito con il figlio Raynaldo e la moglie Uga de Plaisant, continuò la ricerca e lo studio di questi spazi non-finiti, capaci di una crescita infinita in tutte le direzioni e sospesi tra la terra e il cielo.
Architetto Arcangelo DI CESARE
Pubblicato in XXL CHRONICLES
Martedì, 27 Marzo 2018 18:52

FLP-58

CODE: FLP 58

Pubblicato in XXL FLIPPER
Giovedì, 22 Marzo 2018 09:40

GENNAIO 1968

La rivista torna ad occuparsi dell’architetto John Mac Lane Johansen attraverso la presentazione di una sua nuova opera: la biblioteca pubblica di Orlando in Florida.
Questo mi permette di tornare con piacere su quest’architetto, non troppo valorizzato dalla storia ma capace di realizzare, nell’arco della sua vita, numerosi capolavori.
La sua architettura si basò su quei principi, che Johansen chiamava “i tre imperativi”: quello tecnologico, quello organico e quello psico-sociologico.
Il primo presupposto era il fondamento del costruire; in ogni epoca, in ogni periodo della storia e in ogni momento la tecnologia è stata esibita dai potenti della terra con orgoglio divenendo “l’eredità del genere umano.
Il secondo presupposto è l’imperativo organico; noi facciamo parte della natura e quindi ciò, che produciamo in quanto estensione di noi stessi, ne fa parte. In “natura ogni cosa è interconnessa con le altre e ogni cosa ha una destinazione perché la natura è saggia e non ha nulla di gratutio”.
Il terzo presupposto è l’imperativo psico-sociologico che riguarda la collettività; ogni essere umano vive come l’uomo antico, usando leggende e modi tramandati nel tempo, usando però simboli e immagini moderne; “recitiamo in nuovi teatri i nostri antichi riti”.
L’interconnessione di questi tre imperativi furono la base su cui declinò tutta la sua produzione architettonica, che partendo dallo “spayform” e passando per la Labyrinth house e il Mummers Theater terminò con le ricerche sulle nano architetture.
Citando le parole di Marshal Berman, Johansen dimostrò il suo credo: “Essere moderni vuol dire trovarsi in un ambiente che promette avventura, potere, gioia, crescita e mutamento. La modernità unisce gli uomini e li immerge nel vortice del perpetuo disgregarsi e rinnovarsi. Essere moderno significa riconoscere l’entropia, rifiutare come ideale la stabilità che è una forma di morte lenta, e accettare il mutamento come fonte di gioia pura”.
Architetto Arcangelo DI CESARE
Pubblicato in XXL CHRONICLES
Martedì, 20 Marzo 2018 08:39

CASA ANDREA E BARBARA

PROGETTO: CASA ANDREA E BARBARA
ID: ABT RMA 12D17 XXL76
TIPOLOGIA: ABITAZIONE
COMMITTENTE: ANDREA , BARBARA E MATTEO
LUOGO: ROMA
COLLABORAZIONI:
SUPERFICIE: 82 MQ
PROGETTAZIONE: 2017
ESECUZIONE: 2017
WEB CATEGORIES: XXL INTERIOR
TESTO: una casa per una coppia di amici con un figlio in zona San Pietro. Una zona giorno, aperta sull’ingresso, ci accoglie all’interno della casa; le differenti quote del controsoffitto comprimono e dilatano i volumi così come i tagli di luce enfatizzano la leggerezza. 

Pubblicato in XXL INTERIORS

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XXL Architetture è stato fondato nel settembre
del 2003 ed attualmente ne fanno parte
gli architetti Germano Franciosi (1976)
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